ippogrifo

IL GAZZETTINO

L’antenato de “L’Ippogrifo” raccontava il Liceo di Jesi negli anni Venti

Fu uno dei primi esempi di giornale scolastico in Italia e il primo organo di stampa della scuola jesina. Il nostro “Ippogrifo”, che in tempi moderni vanta il titolo di giornale scolastico più antico della regione, ha un illustre antenato che vide la luce nel 1925, proprio al Liceo classico “Vittorio Emanuele II”: il suo nome era “Il Gazzettino”, aveva (incredibilmente) lo stesso inusuale formato dell’Ippogrifo e uscì in 22 numeri dal settembre di quell’anno all’agosto 1927, raccontando la vita scolastica, riportando avvisi, disposizioni legislative, rendendo noti atti ufficiali, regolamenti. Pubblicando temi di alunni, notizie e scritti di vario genere. Veniva spedito alle famiglie su abbonamento e mandato in omaggio ai corrispondenti dei grandi quotidiani. Che diedero l’annuncio della sua nascita: infatti la notizia della fondazione del Gazzettino nel Regio Liceo Ginnasio di Jesi venne data da testate nazionali come “Il Giornale d’Italia”, “Il Mondo”, “La Voce Repubblicana”, “L’Ordine”. E dallo jesino “Il pupazzetto”, giornale dialettale stampato proprio in quegli anni e famoso a livello locale ancor oggi per essere stato, col suo direttore Duilio Diotallevi, espressione libera e schietta della voce della città.

Del “Gazzettino” – quattro pagine per ogni numero, uscito per un breve periodo – restano oggi presso il Liceo classico due raccolte complete rilegate. Esso nacque per iniziativa del preside Antonio Lantrua, capo d’istituto dall’ottobre 1923 all’ottobre 1928 (in una delle raccolte è ancora inserito un foglio con una nota di suo pugno recante l’invito a conservarle con cura), entrato a dirigere la scuola proprio mentre prendeva il via la grande Riforma Gentile, e appare opera prevalentemente della sua mano. L’attività di questo preside, a giudicare dalle molteplici iniziative di cui si fece promotore, fu davvero indefessa. Ne fanno fede, oltre al Gazzettino, le centinaia di avvisi e ordini del giorno emanati, iniziative come la pubblicazione, nel 1927, dell’Annuario del Liceo Ginnasio, l’istituzione della Cassa scolastica (che riuscì a far costituire in Ente Morale nel giugno 1926) per sostenere le iniziative locali della scuola e aiutare gli studenti poveri e meritevoli, la creazione della Piccola Cooperativa scolastica (che ebbe vita breve a causa di varie difficoltà), allo scopo di provvedere “l’inchiostro per le classi, in modo che gli alunni non debbano portare addosso da casa a scuola e viceversa il calamaio tascabile”, “la carta per i compiti da eseguire in classe” e di agevolare agli alunni l’acquisto dei libri di testo.

La fondazione del Gazzettino, “iniziativa tutta personale del Preside, forse senza esempio”, come egli stesso ebbe a scrivere nella sua relazione al Ministero, fu – come afferma don Costantino Urieli nel suo volume “Il Liceo Ginnasio di Jesi” del 1985 – “certamente il primo e più duraturo e regolare tentativo di dare alla scuola jesina un suo organo di stampa”.

“Questo piccolo foglio – si legge nell’editoriale rivolto ad alunni e famiglie sul primo numero – si presenta come un amico di casa, la cui voce vuol giungere amabilmente confortatrice ai giovani, i quali indugiano pazientemente nei lunghi studi; e ai padri, alle madri, ai parenti che seguono con amorevole ansia le sorti scolastiche delle loro giovani speranze. Il nostro saluto sia per tutti un augurio: augurio di lieti frutti che coronino le indefesse fatiche degli anni di studio con gli ornamenti del sapere e della virtù”.

Si era in pieno Ventennio e traspare fortemente, dalle pagine del giornale, il clima che si respirava allora, col peso della propaganda fascista. Una delle due raccolte conservate riporta in ogni numero il nulla osta del Commissario di P.S., testimonianza della censura in azione. Così il Gazzettino non manca di tributare il suo convinto omaggio alla monarchia (nel gennaio 1926 si dava accorata notizia della morte della Regina madre Margherita di Savoia), alle iniziative di Sua Eccellenza l’On. Mussolini (che nell’arco della pubblicazione del giornale scampò a ben quattro attentati), ai valori della patria e della religione così come propagandati dal Regime. È costante l’adesione ad iniziative come l’offerta del Dollaro alla Patria (dicembre 1925), il prestito del Littorio (anno II, n. 12), l’obbligo del saluto romano (eseguito “con vero trasporto” specialmente dagli alunni “più giovinetti”), l’importanza sempre maggiore dell’educazione fisica (con saggi in piazza Oberdan), le celebrazioni nazionalistiche della Scoperta dell’America ad opera di un italiano, la Giornata coloniale per dimostrare – come ordinavano le circolari ufficiali – “la maturità raggiunta dal nostro paese nel campo della conquista e della colonizzazione”. Una testimonianza storica assai significativa di come, anche a livello locale, quei provvedimenti avessero pervaso ogni campo della vita civile.

Ma dalla lettura del Gazzettino emergono anche altre cose. Ci sono avvisi e raccomandazioni quotidiani relativi alla vita scolastica che tornano su problemi sempre attuali: “Per il buon andamento della scuola – si legge a pag. 2 del secondo numero – è indispensabile che gli alunni si avvezzino, e fin dalle prime lezioni, alla puntualità più rigorosa. Le famiglie provvedano affinché i loro ragazzi partano da casa in tempo utile per trovarsi al Liceo-Ginnasio cinque minuti prima dell’ora fissata per la prima lezione” (le ragazze dovevano essere in classe dieci minuti prima, probabilmente onde evitare che i due sessi avessero troppe occasioni di socializzare al di fuori del controllo degli adulti). E poco dopo si legge, nell’ambito di un avviso sui libri di testo: “Il ritardo nell’acquisto dei libri produce sempre degli inconvenienti nella pratica scolastica, i quali si risolvono in danno degli alunni; perché, sprovvisti dei libri, non possono seguire le lezioni, le quali restano per essi come perdute”. E ancora: “È obbligo dei genitori (…) di procurare che i giovani studenti frequentino con costante ed assoluta assiduità le lezioni. Non devono consentire né giustificare assenze, se non per cause veramente serie e gravi. Le assenze, anche in numero limitato, sono sempre di danno al profitto degli scolari. (…) Il Preside ha l’obbligo di esigere la giustificazione delle assenze; ed ha facoltà di non accettare quelle, anche firmate dai genitori, che non risultino soddisfacenti”. Nel numero di maggio 1926 si porta l’attenzione sul problema degli studenti (per fortuna, pochi) che “anticipano o prorogano per conto proprio” le vacanze: “È da dolere che le famiglie, le quali pure vorrebbero che dalla scuola i figliuoli ritraessero il miglior profitto, non sempre curino l’esatta osservanza degli obblighi scolastici, specialmente là dove occorrerebbe qualche piccolo sacrifizio”. In compenso, alla consegna delle pagelle, il preside provvedeva personalmente a una “distribuzione di confetti alle alunne e agli alunni che avevano riportato i migliori voti di profitto e di condotta” (anno II, n. 5).

Le famiglie vengono anche esortate a non cercare raccomandazioni per gli esami dei figli (anno II, n. 7): esse “devono astenersi dal far pervenire agli esaminatori raccomandazioni, scritte o verbali, a favore dei candidati. Le raccomandazioni mettono in sospetto le Commissioni esaminatrici, e producono, di solito, l’effetto contrario a quello desiderato”. Ancora, esse “devono astenersi dall’avvicinare in qualsiasi modo gli esaminatori durante l’intero periodo degli scrutini e degli esami. I professori, in questo tempo, hanno da espletare un compito molto delicato e faticoso; ed è doveroso riguardo il non dar loro noia od incomodo alcuno. Chi ha bisogno di informazioni che si possano dare, si rivolga esclusivamente alla presidenza e alla segreteria. Si avverte che a tutti gli esaminatori è rigorosamente vietato dare qualsiasi notizia sull’andamento od il risultato degli esami, prima della pubblicazione ufficiale dei risultati stessi”.

Le preoccupazioni delle famiglie, bisogna dirlo, erano piuttosto giustificate, giacché, come si evince dall’Annuario del Liceo Ginnasio, la selezione era estremamente severa e, in alcune classi, si arrivava al 50 per cento dei respinti.

D’altra parte all’epoca esisteva anche la centralità dell’alunno, checché se ne sia detto in seguito: nel numero di maggio 1926, ci si preoccupa con sollecitudine dell’azione didattica, e di dar corso a una circolare ministeriale che “richiama l’attenzione su alcuni criteri d’insegnamento, diretti a rendere più proficuo il lavoro e nello stesso tempo meno faticoso lo studio da parte degli alunni”. Il preside dà conto di una lunga riunione da lui convocata con il Collegio dei professori, in cui si è potuto constatare con soddisfazione che le idee fondamentali cui si ispirava la circolare sono da tempo condivise e applicate nel Liceo-Ginnasio di Jesi, “in questi primi anni di applicazione della riforma scolastica”.

A proposito dei saggi di educazione fisica – disciplina obbligatoria, come risulta dal numero 9 del ’26 -, si prende spunto dall’aver dovuto svolgere l’iniziativa all’aperto, in piazza Oberdan, -luogo dove non era possibile impedire l’avvicinarsi e il transito del pubblico e dei veicoli-, per confermare e ribadire “la necessità – per tanti lati da tanto tempo risentita -, che le nostre scuole vengano dotate, per l’insegnamento e i saggi di educazione fisica, di apposite ed idonee palestre” (anno II, n. 8). Problema evidentemente storico del nostro Liceo.

Nel secondo anno di pubblicazione, il Gazzettino dava notizie sull’applicazione della riforma Gentile (Anno II, n. 1, pag. 2), e nei numeri successivi pubblicava i nuovi programmi: degli esami di maturità classica, delle prove di ammissione alla prima liceale e alla quarta ginnasio (esami di cui oggi resta solo il primo).

Nel gennaio ’26 venne pubblicato in seconda pagina un tema su “Le vostre letture di quest’anno”, scritto dall’allora studente di quinta ginnasio Virgilio Paladini, figlio dell’illustre professor Egisto e poi a sua volta divenuto docente di chiara fama, prima nella cattedra jesina di Lettere Latine e Greche poi in prestigiose cattedre universitarie.

In prima pagina del numero del giugno 1926 si titola “Il ritorno del Crocifisso” e si dà notizia del fatto che – in ottemperanza al Regio Decreto del 30 aprile 1924, secondo cui “Ogni istituto ha la bandiera nazionale, ogni aula l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re” -, il preside si è adoperato per provvedere “per quanto concerne il nostro Liceo-ginnasio, dove i Crocifissi nelle aule mancavano affatto”, all’acquisto e alla sistemazione in cornice di adeguate incisioni artistiche, che poi sono state fatte benedire dal Vescovo in una cerimonia ufficiale. Durante la quale il capo d’istituto aveva iniziato il suo discorso con le seguenti parole: “Non è necessario essere interamente cristiani per nutrire riverenza per l’immagine del Crocifisso, quale simbolo e quasi centro di quello spirito di amore e di sacrifizio che è l’anima della civiltà moderna in ciò che essa ha di meglio”; e concluso che, tuttavia, “per riconoscere al ritorno del Crocifisso nella Scuola il significato religioso che intrinsecamente ha”, egli aveva ritenuto bene far consacrare con rito religioso le immagini appena procurate.

Il Gazzettino riportava cronache di gite e passeggiate scolastiche (le prime che vennero fatte, a piedi o pionieristicamente in automobili d’epoca): a Loreto, Recanati, Ravenna, Pesaro, Arcevia, alla Pinacoteca di Ancona, Chiaravalle con visita alla Regia Manifattura Tabacchi (anno III, n. 6), a Serra San Quirico e al Furlo, ma anche in Istria, in terza liceo a bordo di un piroscafo (anno II, n. 5). Non manca una visita al Gabinetto Radioterapico del Civico Ospedale di Jesi (anno III, n. 7-8) con “divertenti” esperimenti di radioscopia su ragazzi volontari (!), la cronaca di cene scolastiche, iniziative per la raccolta fondi come una pesca di beneficenza, trattenimenti illusionistici (anno II, n.8), concerti musicali. Si dà anche notizia della messa in opera di un nuovo sistema di riscaldamento costituito da sei grandi stufe di terracotta poste nei corridoi (anno III, n. 2), per ottenere “un sufficiente equilibrio termico tra i corridoi e le aule delle lezioni, ciò che in passato mancava”. E si esprime il cordoglio della scuola per la morte improvvisa di un’alunna quindicenne (“rapita da un male violento e quasi repentino”, anno III, n. 3).

Col tempo la pressione del regime si fece sempre più forte, al Liceo di Jesi come in tutte le altre scuole del Regno, e gli anni successivi sarebbero stati ancor più pesanti. Già nel numero 2 del 1927, dopo il quarto fallito attentato a Mussolini, si dava notizia della “Distribuzione della biografia del Duce”, acquistata in 110 copie, alle classi; della proiezione speciale per le scuole medie de la film cinematografica “Il Duce” al Politeama jesino (“spettacolo altamente istruttivo, ad un tempo patriottico ed interessante”); dell’attivazione di un Corso pratico di lingua tedesca.

Nel marzo 1927 si dà notizia del giuramento di fedeltà al Re e alle leggi dello Stato da parte dei presidi e dei docenti, come prescritto dalla normativa per tutti gli insegnanti e i funzionari delle scuole. Non mancano (novembre 1926) riflessioni del preside sulle mancanze del sistema liberale, che “commise costantemente l’errore di confondere la libertà colla licenza”. Mentre, d’altro canto, la cronaca di una conferenza su “Gli orrori della fame in Russia e l’opera di soccorso della Missione pontificia”, vengono accompagnate da queste parole: “La tragedia della Russia va profondamente meditata da quanti troppo facilmente sentono la tentazione delle fallaci promesse della Rivoluzione sociale. Perché, se la carestia fu, in Russia, un fenomeno naturale, che l’uomo non poteva impedire, le sue conseguenze tremende e orrende sono dovute invece alla completa disorganizzazione in cui lo Stato russo si trovò gettato per opera della rivoluzione bolscevica”.

Il giornale è dunque anche un documento di notevole interesse per conoscere la storia politica, sociale e culturale di quegli anni, vista da una prospettiva locale. Il Gazzettino terminò le pubblicazioni col numero di luglio-agosto 1927, col pensionamento del suo ideatore, Antonio Lantrua. Con “un deficit di molte centinaia di lire”, cui il preside fece fronte in proprio.

A seguire le 22 uscite del Gazzettino in formato pdf, digitalizzate con la collaborazione di Acca Academy.
lettera autografa del preside Lantrua
anno1 – n.1 – Settembre 1925
anno1 – n.2 – Ottobre1925
anno1 – n.3 – Novembre 1925
anno1 – n.4 – Dicembre 1925
anno2 – n.1 – Gennaio 1926
anno2 – n.2 – Febbraio 1926
anno2 – n.3/4 – Marzo/Aprile 1926
anno2 – n.5 – Maggio1926
anno2 – n.6 – Giugno 1926
anno2 – n.7 – Luglio 1926
anno2 – n.8 – Agosto 1926
anno2 – n.9 – Settembre1926
anno2 – n.10 – Ottobre 1926
anno2 – n.11 – Novembre 1926
anno2 – n.12 – Dicembre 1926
anno3 – n.1 – Gennaio 1927
anno3 – n.2 – Febbraio 1927
anno3 – n.3 – Marzo 1927
anno3 – n.4 – Aprile 1927
anno3 – n.5 – Maggio1927
anno3 – n.6 – Giugno 1927
anno3 – n.7/8 – Luglio/Agosto 1927