ippogrifo

Grazie, Professore

L’anno 2020, che ha portato tanti lutti nel nostro Paese e nel mondo, e ha causato tante situazioni così difficili da affrontare, ha colpito in maniera profonda anche il nostro liceo, e la redazione dell’Ippogrifo, perché nel mese di marzo abbiamo perso il fondatore del nostro giornale d’istituto, professor Antonio Ramini, per tanti anni docente del Liceo classico di Jesi e figura di spicco della cultura cittadina. Una rapida quanto implacabile malattia – non il Covid-19 protagonista delle cronache di questi mesi – l’aveva colto da qualche tempo: situazione vissuta con discrezione e riserbo, tanto che la notizia della sua scomparsa, il 30 marzo, ha sorpreso e gettato nella tristezza tutti noi, nel mezzo di giornate così pesanti e piene di angoscia.

Il professore aveva 82 anni, era in pensione dalla fine degli anni ‘90 ma non aveva mai smesso di essere un punto di riferimento e un attivo promotore di cultura nella città di Jesi. Presidente della Libera università per adulti, di cui era stato socio fondatore e, fino all’ultimo, apprezzatissimo docente e organizzatore di convegni e iniziative, aveva continuato a collaborare in tante occasioni anche con noi, facendo parte, ad esempio, del comitato per le celebrazioni dei 150 anni del Liceo classico di  Jesi, svoltesi nel 2011 con una serie di eventi di rilievo,  conclusasi con una memorabile serata al Teatro Pergolesi, cui prese parte come ospite d’onore la consorte dell’allora Presidente della Repubblica, signora Clio Napolitano.

Erano così tante le iniziative in cui era impegnato e con cui arricchiva la vita culturale della comunità che, anche dopo aver concluso l’attività di docente presso il nostro liceo, il professore diceva di non aver affatto risentito della “crisi della pensione”. In pensione aveva tradotto tutta l’opera di Tacito – cosa che raccontava con entusiasmo, spiegando quali eccezionali tesori potevano scoprirsi nella lettura puntuale delle Historiae e degli Annales, anche per chi li conosceva già -; aveva contribuito a valorizzare e far conoscere la figura dello scrittore Raphael Sabatini, jesino di nascita i cui romanzi d’avventura, come Scaramouche, erano stati dei successi internazionali, base anche di grandi film hollywoodiani. Aveva pubblicato libri, era stato nella giuria per la scelta del logo di “Jesi Città Regia”. Fin dagli anni di insegnamento, del resto, era stato molto attivo e apprezzato nella vita culturale e anche politica della città: per molto tempo coordinatore scientifico e poi componente della Fondazione Federico II Hoenstaufen, con una serie di contributi sull’imperatore svevo pubblicati nelle “Tabulae” della fondazione, era anche membro del Partito Repubblicano di Jesi della cui rivista aveva curato la pubblicazione.

Al liceo classico “Vittorio Emanuele II”, nel 1984, insieme a un gruppo di altri docenti (il professor Claudio Branchesi, i compianti professori Giacomina Bini e don Costantino Urieli) aveva fondato l’Ippogrifo, che aveva diretto e animato fino alla pensione e a cui avevano partecipato con entusiasmo docenti e alunni. L’Ippogrifo era stato registrato presso il Tribunale di Ancona (e dobbiamo a questi docenti il fatto che sia un giornale a tutti gli effetti, non un semplice annuario scolastico), e da 40 anni prosegue le sue pubblicazioni, vantando il titolo, insieme a un’altra sola testata, di essere, con i suoi 45 numeri usciti, la più antica pubblicazione d’istituto tuttora edita in una scuola italiana: merito che ci ha fruttato numerosi riconoscimenti in concorsi giornalistici nazionali.

Laureato con lode in Lettere Classiche all’Università di Urbino, il prof. Ramini aveva frequentato per due anni come borsista l’Accademia della Crusca di Firenze. Poi si era dedicato all’insegnamento nella terra d’origine: Jesi, Belvedere Ostrense, S. Maria Nuova, Serra San Quirico, Fermo, e infine il “Vittorio Emanuele II”, il nostro liceo classico, dove era rimasto fino alla pensione. Qui ha formato generazioni di studenti, ai quali ha insegnato per tanti anni materie letterarie, greco e latino, sempre con passione, grande capacità comunicativa, umanità, tanto da farsi amare dai ragazzi che oggi sono diventati grandi e, a volte, hanno intrapreso gli stessi studi, ispirati anche dall’amore per i classici che il professore aveva loro trasmesso.

Lo ricordiamo con tanto affetto e tristezza, oggi, come uno dei personaggi più significativi e stimati che abbiano frequentato le nostre aule. Ma, soprattutto, ci sia concesso, come uno di noi, a cui abbiamo voluto bene.

Patricia Zampini