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Intervista impossibile a Dante Alighieri – I

Dantedì 2022… Anche questo 25 marzo non poteva passare inosservato, soprattutto per i miei studenti della classe 3 L ai quali per l’occasione ho affidato un lavoro insolito. Ho loro commissionato un’intervista “impossibile”, così definita perché il loro estro unito alle loro conoscenze aveva il compito di riportare in vita niente meno che il Sommo Poeta… E a giudicare dai lavori realizzati, non è poi così impossibile riconoscere la perenne vitalità del padre della lingua italiana, che a quanto pare riesce a farsi ascoltare dai giovani di ogni generazione!

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Prof.ssa Maddalena Santacroce

 

Sono nella dimora di Dante Alighieri, in compagnia di Gemma Donati, sua sposa e dei suoi tre figliuoli. Ecco Messer Dante che fa il suo ingresso nella stanza. Sul suo viso si può leggere un velo di tristezza, forse ripensa alla sua Firenze, il sommo poeta si trova in esilio a Ravenna.

Da donna…ah…scusate non mi sono presentata, sono Francis, una influencer di un canale Youtube e oggi farò un’intervista al Sommo poeta Dante Alighieri.

Come dicevo, da donna, devo ammettere che non è un bell’uomo. Ha il naso aquilino e i lineamenti marcati, ma appena inizierà a parlare diventerà sicuramente più affascinante dato che è un uomo dalla cultura enciclopedica.

“Buongiorno Messer Dante, è un onore per me fare la sua conoscenza.

Sa quanti vorrebbero essere al mio posto! Lei non immagina…Posso farle alcune domande cosicché tutti i suoi follower possano conoscerla meglio, anche come uomo?”

-Buongiorno a te gentil fanciulla. Certo che può farmi… Ehm, come le chiamate al giorno d’oggi…interviste, si ecco, interviste!! Ma che strana parola!! Come cambiano i tempi!

“Beh allora cominciamo!! Messer Dante…Lei è conosciuto come il Sommo Poeta e i nostri lettori sono molto curiosi: come si diventa Sommo Poeta?”

-Ovviamente studiando molto. E’ molto faticoso e ci vogliono passione e un buon maestro. Il mio fu Brunetto Latini, uno degli uomini più colti di Firenze. Mi è dispiaciuto molto quando è morto. Con lui ho studiato teologia, filosofia, dialettica, astronomia e anche la scuola Siciliana  senza tralasciare i testi classici latini. Come si fa a non leggere Virgilio! Lui per me fu un modello poetico di “bello stile” ed eleganza.

“Sommo poeta, so che ha perso i suoi familiari in giovane età.”

– Purtroppo sì. Il mi’ babbo era un cambiavalute e a volte arrotondava facendo…l’usuraio.

A me non piaceva quel mestiere, io ho sempre preferito scrivere  poesie con quel dolce stil novo che andava tanto di moda. La mi’ mamma nemmeno me la ricordo!

“Non faccia il birichino Messer, lo sanno tutti che quel dolce stil novo era tutto per Beatrice!”

– Non mi faccia arrossire e soprattutto non mi faccia discutere con Gemma. A dir la verità, per lei non ho mai scritto alcun verso.

“Quando conobbe Beatrice?”

– Aveva otto anni e 4 mesi e io nove anni. La vidi ad una festa e indossava un abito rosso. Appena la vidi il mio cuore iniziò a tremare così forte che al ricordo ancor si spaura. Beatrice è stata la mia musa, il calore del mio cuore e la mia passione. Lei è l’evoluzione del mio spirito, la mia donna angelo.

“Si innamorò…Perché non vi siete sposati?”

– Ma che posso dirti… Ci siamo visti solo due volte in dieci anni. E poi ero promesso a Gemma. Sa, i miei genitori erano amici dei Donati e mio suocero mi voleva bene. Mi ha molto aiutato, anche economicamente, era un nobile molto conosciuto a Firenze.

Come dite oggi, voi giovincelli, era un influencer…

Il Sommo poeta ride della sua stessa battuta di spirito.

E io mi sorprendo a pensare che questo Dante è proprio forte… Per di più è anche simpatico.

Dopo questo momento divertente riprendo la mia intervista.

“Com’era Firenze nel vostro tempo Sommo Poeta?”

– O suvvia con questo Sommo poeta, chiamatemi Dante, mi fate sentire più vecchio di quello che già sono.

Firenze era ricca, molto ricca e dinamica. Era una città medievale con vie strette, case di legno, botteghe, muri di pietra e torri alte. Non c’erano la cupola di Brunelleschi e Santa Maria Novella, ma aveva un grande sviluppo culturale. Si parlava in volgare, la lingua del popolo, ma aveva un difetto la mia Firenze… Era una città corrotta dal potere e dalle lotte interne.

Non so se vi ricordate dei Guelfi bianchi e dei Guelfi Neri. Beh si immagini un po’ !!

“Dante, ma chi è stato il vostro peggior nemico?”

– Così a caldo vi dico subito papa Bonifacio VIII. Era sostenitore dei Guelfi Neri.

“Perché veniste esiliato?”

– Calunnie e inganni. Come voi ben sapete, io ero un intellettuale cittadino, uno che si interessava di politica. Nel 1300 divenni Priore e mi ritrovai in conflitto con Papa Bonifacio VIII che sosteneva i Guelfi Neri.

Vi ho detto che a quel tempo c’erano scontri aperti tra queste due fazioni perché i Neri volevano gli interessi dei Nobili, quelli Bianchi, invece, gli interessi dei Borghesi. Io dovetti firmare un provvedimento per esiliare i più violenti tra i capi di queste fazioni per attenuare le tensioni politiche e tra loro c’era anche il mio amico Cavalcanti. Sono stato tacciato di baratteria e quando Carlo di Valois entrò a Firenze e diede il potere ai Guelfi Neri, io che ero a Roma per ambasceria fui condannato all’esilio e non potei più rivedere la mia amata Firenze.

Fui ospite in molte città come Verona, Arezzo e Ravenna.

“Dante, non fu proprio in esilio che scrisse la sua più grande opera: la Divina Commedia? Ce ne vuol parlare?”

– Prima di tutto non è nata come Divina Commedia. Questo aggettivo glielo diede Boccaccio per sottolineare il valore artistico dell’opera e per il contenuto dell’opera, appunto Divino. La Commedia è il racconto di un viaggio spirituale, che vuol essere la metafora della vita dei singoli uomini e dell’umanità intera, che compii nella settimana Santa dell’anno 1300. Questo viaggio iniziò dalla mia perdizione nella selva oscura del peccato, mi portò ad attraversare Inferno, Purgatorio e Paradiso grazie all’intercessione di Beatrice, Santa Donna!!

La scrissi in volgare ed è composta da 100 canti suddivisi in tre cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, ciascuna delle quali contiene 33 canti, più un canto iniziale. La simbologia dei numeri è molto importante, tutto rimanda al 3 e ai suoi multipli per rappresentare la Trinità e il numero 10 che è perfetto perché rappresenta Dio.

“Perché l’hanno definita Padre della lingua italiana”?

– Credo di meritarmelo, perché molte parole che ho usato ed inventato si usano ancora oggi. Sono riuscito ad oscurare la lingua latina che era la lingua principe della cultura. Ho osato fanciulla  mia, nella vita bisogna osare e sperimentare cose nuove. Ho sempre rivendicato la funzione educativa del volgare per tutti coloro che il latino non lo conoscevano, ma che volevano comunque seguir virtute e canoscenza. Ricordati sempre che fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguire la conoscenza. E poi il mio amore per il volgare emerge anche nel Convivio e nel De vulgari eloquentia dove elenco le ragioni della sua utilità. Perché io, già al mio tempo, profetizzai che si sarebbe dovuto utilizzare un volgare illustre… e infatti, oggi, io e te parliamo italiano…

Tutto questo vorrà pur dire qualcosa! Non ti pare?

Ad un uomo così ci si può solo inchinare… senza proferir parola.

“E’ soddisfatto della sua vita?”

– Per alcuni aspetti non sono soddisfatto, non sono riuscito a tornare a Firenze, non ho portato a compimento alcune mie opere e soprattutto non ho vissuto l’amore per Beatrice.

“La sua opera più grande, la Divina Commedia, secondo lei è stata di ispirazione per alcuni cantautori italiani?”

– Penso di sì. Molti, attraverso le loro canzoni, cercano di uscire da una vita difficile.

Un po’ come me… si deve uscire dalla selva oscura per ritrovare la luce.

Beh sono contento…in fondo lo scopo della Divina Commedia è proprio quello di essere di ispirazione per le generazioni future…

“Ci può citare qualche cantautore che a lei si è ispirato?”

– Mi faccia pensare gentil fanciulla..Ah ecco ora mi rammento..

Sentivo proprio ieri alla radio una canzone che faceva così:

“Mentre solcavamo l’immobile palude, mi si parò davanti uno spirito coperto di fango

Allungò verso la barca entrambe le mani ma Virgilio pronto lo respinse dicendogli

“Via di qui, vattene a stare con gli altri maledetti!”

Ed io:” Maestro sarei molto desideroso, prima di uscire dalla palude, di vederlo immergere in questa melma”

Poco dopo vidi gli iracondi fare di lui un tale scempio, che per esso ancora glorifico e rendo grazie a Dio

Tutti insieme gridavano: “A Filippo Argenti!”

Ciao Dante, ti ricordi di me?

Sono Filippo Argenti

“Oh figlia mia…credevo di parlare veramente con Filippo Argenti. Solo dopo due ore ho capito che era una canzone di Caparezza. Poi ho sentito anche questa di Ligabue. Faceva così:

“Abbiamo parcheggiato fuori mano

Si sente una canzone da lontano

Nel mezzo del cammin di nostra vita

Mi ritrovai a non aver capito

Ma poi ci fu una distrazione

O forse fu un’insolazione”

“Non  so perché copiano tutti me! I giovani di oggi non hanno proprio fantasia! E sì che ho scritto questi versi più di 700 anni fa.

Amore, amore illogico

Amore disperato

Lo vedi sto piangendo

Ma io ti ho perdonato

E se amor che a nulla ho amato

Amore, amore mio perdona

In questa notte fredda

Mi basta una parola

“Questa però è la migliore. Mi tornano in mente certi ricordi!!! Ma tu non puoi capire. Queste cose le sa solo chi ha attraversato l’Inferno e ne è uscito a testa alta…

“Un’ultima domanda Sommo poeta. Che consiglio darebbe ai giovani che vogliono diventare scrittori?”

– Amare quello che si fa e se si sbaglia non importa, non si deve mollare mai.

Ci vuole impegno e tutto si può realizzare.

“La ringrazio del suo tempo, è stato un piacere ascoltarla Sommo Poeta.

Grazie infinite per la bella intervista.”

– E che tu ancora non l’hai capito che mi devi chiamare Dante… Grulla!!

Dante sorride e mi saluta. Allontanandomi non posso non pensare alla fortuna che ho avuto di parlare con un personaggio così grande. Non pensavo fosse così  simpatico..!!

Francesca Romeo, Classe 3 L 2021/2022