ippogrifo

“Questo albergo ove abitai fanciullo”

Una calda mattinata primaverile in uno dei luoghi più significativi della storia della letteratura italiana: la classe 5L si è recata, domenica 14 Aprile, in visita ai luoghi che hanno ospitato uno dei più celebri poeti della nostra tradizione letteraria.

(ragazzi, Giacomo e prof)

Ciò che immediatamente colpisce visitando le stanze di Leopardi è una grande eleganza pervasa da una vastissima cultura. Meravigliosa la ricchissima biblioteca – comprendente più di diecimila volumi, la cui collezione è stata iniziata dal conte Monaldo, padre di Giacomo -di cui Leopardi ha potuto usufruire istruendosi ampiamente e in maniera varia – si dice abbia letto più del 70% dell’intera raccolta –  unendo un talento innato a un notevolissimo impegno, così da rendersi uno dei più grandi pensatori degli ultimi secoli.

(ultimo quaderno di Leopardi)

(camera da letto di Giacomo Leopardi)

 

L’ottima guida ha saputo fornire, oltre che numerosi fatti biografici e aneddoti estremamente interessanti, approfondite informazioni riguardo alla filosofia leopardiana e alla personalità stessa del poeta, definendo in maniera molto precisa un uomo e un pensiero ben diversi da quanto, erroneamente, i più pensano – incomprensione che porta a una svalutazione e semplificazione di una visione della realtà che è tutto tranne che lineare e facilmente decifrabile. Si tratta di un genio immenso, una mente dalle capacità del tutto eccezionali, che, come afferma Emanuele Severino, stupisce anche se non se ne condivide la visione: “Il pensiero di Leopardi porta all’estrema coerenza l’estremo errare, ma di fronte alla potenza dell’errare non si può trattenere l’ammirazione, così come, per quanto negativo possa essere Lucifero, non possiamo trattenere l’ammirazione per il fatto che è portatore di luce, quindi di bellezza, di sapienza, di potenza. Leopardi è forse il maggiore dei luciferi. […] Leopardi è l’estrema coerenza dell’estremo errare, però, dice Heiddeger, chi pensa in grande erra in grande. E Heiddeger questa volta ha ragione”.

(arrivo nella piazza del Sabato del villaggio)

Pur tenendo conto delle nobili origini della famiglia Leopardi, un luogo come questo – vero e proprio gioiello incastonato nel cuore della campagna marchigiana, che vede il mare e le montagne (“E che pensieri immensi,/che dolci sogni mi spirò la vista/di quel lontano mar, quei monti azzurri,/che di qua scopro”) circondato dalle modeste vie tipiche dei borghi medievali, il quale sa rimanere a misura d’uomo,  senza scadere nella megalomania e nel lusso sfrenato che osserviamo in tanti importanti palazzi italiani – dovrebbe far riflettere su un ritorno alla bellezza della vita moderata, del paesaggio naturalistico, del piccolo borgo privo di alti grattacieli o stabilimenti di industrie, del tempo speso sui libri anziché su smartphone o videogiochi.

(classe e docenti)

Se per Leopardi Recanati è stata, da molti punti di vista, prigione, per noi che la visitiamo oggi può essere libertà, motivo d’immaginazione, luogo in cui trovare a nostra volta la siepe oltre cui gettare lo sguardo.

                                                                                  Giacomo Filippetti, VL