ippogrifo

Un ricordo della professoressa Clara Filippa Rabito

Profondamente commossa, a settembre scorso ho appreso la notizia della morte di una professoressa di questo Liceo, Clara Filippa,  nonché la mia cara insegnante di Lettere del Ginnasio. Noi alunni la chiamavamo per lo più col cognome del marito, l’indimenticabile prof. Rabito,  a fianco del quale ha lavorato nei suoi quasi trent’anni di permanenza nella nostra scuola.

Questo mio ricordo non ha niente di retorico, sorge spontaneo dalla gratitudine che provo per chi ha posto in me le fondamenta della cultura umanistica, insegnandomi le lingue classiche con quel rigore e sistematicità che richiedono perché  si possano padroneggiare e, solo in questo modo, amare e gustare; ho vivo il ricordo di quei brani di versioni che lei scriveva di sua mano , specie se di lingua greca  (una scrittura precisa e regolare la sua!), di cui faceva le copie per ogni alunno, col ciclostile, il giorno del compito in classe. Era la metà degli anni ’70 e non era stata inventata ancora la fotocopiatrice. Ne conservo ancora qualcuno tra i miei vecchi libri.

Sotto quella persona composta e autorevole per noi studenti, si sentiva la madre qual era… si faceva voler bene; e non nego che mi sorprese la sua  straordinaria capacità di leggere I promessi sposi, teatralizzando le scene più divertenti, interpretando i diversi personaggi di cui mimetizzava i toni, la pronuncia e la voce nei dialoghi. Da allora ancora oggi, quando leggo in classe le battute di Perpetua e Don Abbondio del primo capitolo, la scena di Renzo ubriaco a Milano o il percorso di don Abbondio sopra la mula verso il castello dell’Innominato, a ridosso dei precipizi, mi scatta immediato il ricordo di quando ce li leggeva lei, e suscitava in tutti noi delle fragorose risate.

Sono tanti i ricordi, per me davvero tutti piacevolissimi , della professoressa che chiamavamo “la Rabito”, che, anche a detta di altri miei compagni di scuola, ha contribuito a creare una classe unita, solidale, piena di reciproco affetto e simpatia.

Grazie, cara professoressa!

Cinzia Pellegrini